venerdì 4 novembre 2011

L'ELEGANZA DEL RICCIO di MURIEL BARBERY

Era davvero da molto tempo che non mi emozionavo così tanto leggendo un romanzo. E di libri ne leggo davvero tanti...continuamente, perché non riesco a stare nemmeno un giorno senza qualche lettura da gustare, anche solo nei ritagli di tempo.
Ultimamente ho letto vari libri che mi hanno tenuta con il fiato sospeso e con quella bellissima sensazione elettrizzante del "Cosa succederà dopo? Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!". Per esempio i romanzi di Glenn Cooper ("La biblioteca dei morti", "Il libro delle anime", "La mappa del destino") sono davvero avvincenti e ben strutturati.
Ma "L'eleganza del riccio" è un'altra cosa.
E' un libro che ho assaporato, che ho gustato lentamente, con uno spirito tutto diverso.
Fin dalla sua uscita, questo romanzo mi aveva incuriosita e attratta, ma solo recentemente ho avuto l'occasione di leggerlo e ho riscoperto davvero il piacere di leggere e rileggere brani così ben scritti da sorprendermi ogni volta per la grazia e la profondità in essi racchiusa.
E' la storia di due vite parallele: quella di Renée, portinaia autodidatta dalla cultura tanto profonda quanto insospettabile, e quella di Paloma, adolescente consapevole e disincantata, che ha deciso di suicidarsi il giorno del suo tredicesimo compleanno.
In realtà, nel corso della storia, queste vite parallele troveranno, grazie a monsieur Ozu, un ricco giapponese, un punto d'incontro e, come accade spesso nella vita reale, questo incontro in qualche modo rivoluzionerà il loro mondo.
Il personaggio di Renée mi è entrato nel cuore immediatamente, forse per le analogie con una persona fondamentale della mia vita: mia madre.
Anche lei era una portinaia, anche lei era un'autodidatta quasi in incognito, dalla cultura sconfinata. E anche lei, come Renée, osservava il mondo al di là del vetro della guardiola, lasciando molto spesso credere agli altri di essere il solito cliché della portinaia ignorante.
Ma dietro quel vetro c'era un mondo di letture interessanti, di enigmistica e di buon gusto che solo pochi fortunati riuscivano a scorgere.
E così anche Renée, lettrice accanita e buongustaia,osserva il microcosmo dell'elegante condominio in cui lavora, riflettendo sulla vita e sull'arte, lasciando che il mondo al di là del vetro la immagini, senza troppa fatica, visto lo sguardo superficiale che la sfiora appena, la solita vecchia portinaia ignorante e sciatta.
E leggendo la descrizione della morte e del lutto, ho pianto, ho pianto tanto, perché ho trovato una spiegazione così lucida, così precisa di quel dolore nel comprendere il significato delle parole "mai più", una descrizione che mi ha fatto riflettere profondamente sulla sensazione di rimpianto e di smarrimento che ho vissuto e che spesso vivo ancora dopo aver perso mia madre.


Ci sarebbero tantissime cose da scrivere su questo romanzo...ma intanto, sperando di avervi fatto venire voglia di leggerlo, vi lascio alcuni brani significativi.


"Où se trouve la beauté? Dans les grandes choses qui, comme les autres, sont condamnées à mourir, ou bien dans les petites qui, sans prétendre à rien, savent incruster dans l'instant une gemme d'infini?" 
(Trad. Dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire, oppure nelle piccole, che senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell'attimo una gemma d'infinito?")


"Finalement, c'est peut-être ça la vie: beaucoup de désespoir mais aussi quelques moments de beauté où le temps n'est plus le même. C'est comme si les notes de musique faisaient un genre de parenthèses dans le temps, de suspension, un ailleurs ici même, un toujours dans le jamais.
Oui, c'est ça, un toujours dans le jamais.[...] Je traquerai désormais les toujours dans le jamais. La beauté dans ce monde." 
(Trad. "Forse in fondo la vita è così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. E' come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai. Sì, è proprio così, un sempre nel mai.  [...] Perché d'ora in poi, per te, andrò alla ricerca dei sempre nel mai. La bellezza, qui, in questo mondo.")


"La camélia sur la mousse du temple, le violet des monts de Kyoto, une tasse de porcelaine bleue, cette éclosion de la beauté pure au coeur des passions éphémères, n'est pas ce à quoi nous aspirons tous? Et ce que nous autres, Civilisations de l'Ouest, ne savons pas atteindre?
La contemplation de l?éternité dans le mouvement même de la vie." 
(Trad. "La camelia sul muschio del tempio, il violetto dei monti di Kyoto, una tazza di porcellana blu, questo dischiudersi della bellezza pura nel cuore delle passioni effimere non è ciò a cui aspiriamo tutti? E che noi, Civilità occidentali, non sappiamo raggiungere? La contemplazione dell'eternità nel movimento stesso della vita.")


"Alors, buvons une tasse de thé. Le silence se fait, on entend le vent qui soffle au-dehors, les feuilles d'automne bruissent et s'envolent, le chat dort dans une chaude lumiére. Et, dans chaque gorgée, se sublime le temps." 
(Trad. "Allora beviamo una tazza di té. Scende il silenzio, fuori si ode il vento che soffia, le foglie autunnali stormiscono e volano via, il gatto dorme in una calda luce. E, a ogni sorso, il tempo si sublima.")

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